Real Casa di Borbone delle Due Sicilie
I BORBONE E LE DUE SICILIE
La Real Casa di Borbone governò sui due regni di Napoli e di Sicilia dal 1734 al 1816, e successivamente sui due regni unificati conosciuti come le Due Sicilie, fino al 1860. Una delle dinastie più antiche e importanti d'Europa governò quindi sullo stato più grande e popoloso d'Italia prima della sua unificazione, avvenuta durante il delicato periodo di transizione dall'età moderna a quella contemporanea, quando il paese aveva mosso i primi passi verso l'industrializzazione, restituendo a Napoli una sovranità dopo molti secoli di dominazione straniera.
Il Regno di Carlo, 1734-1759
Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, era inizialmente destinato ad ereditare il Ducato di Parma e Piacenza, da cui proveniva sua madre, e il Granducato di Toscana, governato da Gian Gastone de' Medici che non aveva eredi diretti. L'incontro del 1731 tra il principe di Borbone di 19 anni e l'anziano granduca fu educativo per il futuro re, che dopo tre anni avrebbe condotto le truppe franco-spagnole in battaglia, scacciando l'esercito austriaco alla conquista dei regni di Napoli e di Sicilia. Da quel momento, il re Carlo decise di non voltare le spalle al suo popolo, e di raccogliere intorno al suo trono tutte le forze vive dei due nuovi regni che era chiamato a governare. Il re lanciò numerose opere pubbliche, tentò di migliorare il sistema dei trasporti, fondò la celebre fabbrica di porcellana a Capodimonte, sostenne i primi scavi archeologici a Pompei e la costruzione del teatro “San Carlo” di Napoli. Commissionò inoltre a Luigi Vanvitelli la costruzione di un sontuoso palazzo a Caserta, per competere con Versailles. L'approccio prudente di Carlo alla politica estera, che lo aiutò a rimanere sul trono durante la guerra di successione austriaca e la guerra dei sette anni, con la politica di secolarizzazione attuata d'accordo con le altre tre monarchie di Borbone, furono un buon esempio di assolutismo illuminato segnando anche un'epoca di incontestabile progresso per l'Italia del Sud. Carlo lasciò Napoli con riluttanza dopo che il fratello maggiore, Ferdinando VI di Spagna, morì senza successori. Il re, dopo aver promulgato la Prammatica Sanzione del 1759, la quale regolava le relazioni ereditarie tra i regni di Spagna e di Napoli, fu costretto a partire per Madrid con la sua regina e il loro primo figlio, chiamato anche Carlo. Napoli e la Sicilia furono lasciate al terzo figlio di Ferdinando, di soli otto anni.
Il Lungo Regno di Ferdinando, 1759-1825
Il giovane re Ferdinando fu affidato a un consiglio di reggenza guidato dal ministro Bernardo Tanucci. Le redini del governo rimasero nelle mani del ministro toscano anche quando il re raggiunse l'età adulta nel 1767 e il lavoro di riformismo illuminato continuò. L'influenza franco-spagnola fu mitigata dalla creazione di legami con Vienna dopo il matrimonio tra Ferdinando e Maria Carolina d'Austria, figlia della grande Maria Teresa. Dopo la Rivoluzione francese, nel 1799 il regno fu invaso dalle truppe della Francia repubblicana. I sovrani fuggirono a Palermo sotto la protezione della flotta britannica, mentre a Napoli veniva proclamata la repubblica. La restaurazione della monarchia, sei mesi dopo, fu ben accolta dalla maggior parte della gente nell'Italia del Sud, guidati dal cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria. Ci fu una pericolosa rottura tra la borghesia locale, testimoniata dal Saggio storico sulla Rivoluzione napoletana del 1799 di Vincenzo Cuoco. Il secondo periodo siciliano (1806-1815), causato da una nuova invasione francese nel Sud d'Italia, portò l'isola ad essere dotata di una costituzione nel 1812, grazie all'opera del principe reggente Francesco. La costituzione fu la prima del genere ad essere concessa in Italia fuori dal sistema napoleonico. Ferdinando tornò definitivamente a Napoli nel 1815, accompagnato dal suo ministro Luigi de' Medici, e si occupò, l'anno seguente, della fusione dei due stati in uno solo: il Regno delle Due Sicilie. La decisione provocò il risentimento dei siciliani, mentre giovani ufficiali legati ai «carbonari» fomentarono la ribellione del 1820. Ferdinando fu capace di risolvere la situazione grazie al sostegno delle potenze europee, che si riunirono al Congresso di Laybach e decisero di inviare l'esercito austriaco al sud. Ferdinando morì il 4 gennaio all'età di 73 anni, dopo un regno di oltre sessanta anni.
I Regni di Francesco I e di Ferdinando II, 1825-1859
Il re Francesco I, nel corso dei cinque anni del suo regno, continuò la politica estera, sotto la guida del ministro Medici. Nel 1827, ottenne il ritiro delle forze di spedizione stazionate nel regno. Francesco, appassionato di scienza e di botanica, introdusse nuovi sistemi di coltivazione, di irrigazione e di allevamento, promuovendo l'agricoltura, la sua grande passione. Poco prima della sua morte nel 1829, istituì l'Ordine reale di Francesco I, precursore degli ordini civili attuali al merito, che ricompensava coloro che si distinguevano nella cultura, nella scienza o nel servizio pubblico. Quasi un secolo dopo, il regno ebbe nuovamente un sovrano ventenne, quando Ferdinando II salì al trono l'8 novembre 1830. In un'epoca in cui l'Inghilterra e la Francia avevano iniziato la loro industrializzazione, simboleggiata dall'invenzione della ferrovia, il re Francesco sostenne la costruzione della prima ferrovia italiana: la linea Napoli-Portici, costruita nel 1839. Ci fu una serie di record in molti campi diversi, tra cui l'inaugurazione dell'acciaieria di Pietrarsa, la prima compagnia di battelli a vapore del Mediterraneo e l'Osservatorio del Vesuvio. Durante le rivolte del 1848, Ferdinando fu il primo re d'Italia a concedere una costituzione. Tuttavia, l'esperienza del Parlamento non ebbe successo e in pochi mesi il sistema era tornato all'assolutismo, e l'indipendenza siciliana fu repressa. Il re morì nel Palazzo di Caserta il 22 maggio 1859.
Francesco II e Napoli Contro l'Italia
Il regno di Francesco II iniziò nel mezzo di una pericolosa crisi internazionale, dopo la seconda guerra d'indipendenza italiana. La fine dell'influenza austriaca sulla penisola italiana, l'ascesa del Piemonte di Cavour e l'ostilità britannica portarono alla spedizione dei «Mille» nel 1860, finalmente sostenuta da un'invasione dell'esercito dei Savoia dal nord. Di fronte a una violazione così evidente del suo regno neutrale, Francesco II fece appello al diritto internazionale in un'epoca in cui il tema era riconosciuto da molto tempo, ma non ancora ben definito, come sarebbe stato il caso dopo le guerre mondiali. Il re si ritirò nella fortezza di Gaeta con la sua giovane regina Maria Sofia, difendendo il suo diritto di governare con onore, ma invano. Francesco morì nel 1894, esiliato nel Trentino austriaco, senza alcun discendente diretto e spostando i suoi diritti al fratello Alfonso, conte di Caserta (1841-1934). Dopo l'Atto di Cannes del 1900, i diritti di successione passarono al figlio di Alfonso, Ranieri, duca di Castro (1883-1973) e poi ai discendenti del duca: il figlio Ferdinando (1926-2008) e il nipote Carlo (1963), che è attualmente impegnato a continuare la storia e l'eredità di un regno e di una dinastia, coniugando la tradizione e l'innovazione all'interno di una monarchia europea moderna. In questo quadro si inserisce la decisione storica del Principe Carlo nel 2016 di ignorare la legge salica e di fare riferimento alla legge europea che vieta la discriminazione tra uomini e donne, nominando la sua figlia maggiore, la Principessa Maria Carolina, Duchessa di Calabria, come sua legittima erede.
SM Carlo di Borbone, Restauratore del
Regno di Napoli
SM Ferdinando I, Re delle Due Sicilie
SM Francesco I, Re delle Due Sicilie
SM Ferdinando II, Re delle Due Sicilie
SM Francesco II, Re delle Due Sicilie
Ordini Dinastici
Il Palazzo Reale di Caserta